Un fascicolo interamente dedicato ad Amintore Fanfani, una sorta di biografia scientifico-politica creata attraverso diversi saggi che inquadrano differenti momenti e influenze di uno dei grandi protagonisti della storia della nuova Italia.
Il saggio delinea la parabola politica di Fanfani, un’esperienza tutta giocata in stretto rapporto con l’unità politica dei cattolici nella DC. Si ricorda che questa unità politica in un unico partito venne inizialmente contrastata da Fanfani. Figura di assoluto rilievo del gruppo dirigente della Democrazia cristiana, Fanfani cercò di interpretare in modo creativo il ruolo dei cattolici nella società italiana, coniugandolo con le molteplici esigenze di una società in trasformazione. Il contributo mostra come sia evidente, nell’azione di Fanfani, il tentativo di affrontare e gestire il conflitto sociale, di orientare l’economia a fini di giustizia, di influire sulla politica nazionale. Egli fu l’esempio di una stagione forte della politica, nella quale l’azione di governo venne sviluppata nel tentativo di dominare la complessità della società civile italiana.
The essay presents Fanfani’s political parable, whose experience was strictly linked to the political unity of Catholics inside the DC party. The author reminds us that at the beginning this political unity, in a single party, was opposed by Fanfani. As a prominent figure of the governing board of dc, Fanfani tried to interpret the role of Catholics within Italian society in an unusual way and combine this with the various needs of that changing society. The essay shows clearly that Fanfani’s actions demonstrated an attempt to confront and manage social conflict, direct the economy towards principles of equity and influence national policy. He was a representative of a period in which politics was powerful, and governing meant to attempt to rule the complexity of Italian society.
Il contributo evidenzia l’importante ruolo svolto da Fanfani nella redazione della Carta costituzionale. All’interno del gruppo dossettiano il professore aretino era l’unico ad avere competenze in campo economico; proprio per questo Fanfani partecipò attivamente ai lavori della terza sottocommissione, che ebbe l’incarico di esaminare le questioni connesse ai «diritti e doveri nel campo economico e sociale». Gli intereventi dell’autorevole studioso possono essere raccolti intorno a quattro punti principali: la riforma agraria, i consigli di gestione, il controllo sociale della vita economica, la menzione del diritto di sciopero nel testo costituzionale. Nell’ultima parte del saggio si ricorda il contributo decisivo di Fanfani alla definizione del primo articolo della Costituzione. Fu un contributo importante, perché inserito in un disegno, condiviso da altri costituenti cattolici, di creare una comunità politica orientata allo sviluppo e al bene comune di tutti i suoi membri.
In this essay, the author highlights the leading role played by Fanfani in the drafting of the Constitution. In the group around Dossetti, the professor was the only person with skills and knowledge of economics; for this reason, he played an active part in the works of the third subcommittee which was charged with examining issues related to «economic and social rights and duties». The contributions of the preeminent scholar can be divided into four main topics: land reform, worker participation in management, social control in the economy and the mention of the right to strike in the Constitution. In the last part of this essay, the author remembers of Fanfani’s crucial contribution to the drafting of the first article. This contribution was important because it was within the project to build a political community oriented towards the development and the common good of all its members, shared by other Catholic constituent members.
A. Canavero, Amintore Fanfani. La prospettiva europeista
Benché non si possa considerare un federalista, Amintore Fanfani fu senz’altro un europeista convinto, non tanto per ragioni ideali, quanto per una serie di ragioni politiche pratiche. L’integrazione europea avrebbe infatti permesso di affrontare meglio i problemi economici dell’Italia, offrendo uno sbocco all’emigrazione e favorendo l’esportazione di beni durevoli. Fanfani pensava poi che, nell’ambito della Comunità europea, l’Italia avrebbe potuto godere di una posizione internazionale più rilevante, poteva così giocare quel ruolo di mediazione tra Ovest ed Est che l’uomo politico aretino intendeva realizzare. In questo senso si comprende meglio anche il favore di Fanfani all’ingresso della Gran Bretagna nella Comunità europea, non solo per compiacere gli Stati Uniti e rafforzare l’Alleanza atlantica, ma anche per indebolire l’asse Parigi-Bonn, favorendo invece l’asse Roma-Londra, con un conseguente aumento del prestigio dell’Italia.
Although he cannot be considered a federalist, Amintore Fanfani was certainly a supporter of Europeanism, not for ideal reasons, but rather for a series of practical political reasons. European integration would allow Italy to better face its economic problems, by giving a way out of emigration and promoting exports of durable goods. Moreover, Fanfani believed that Italy would benefit from a more important international position in European community through the mediation role between East and West, a role he wanted to play. This makes it easier to understand the reason Fanfani was in favour of the UK’s entry into the European community: not only to please the US and strengthen the Atlantic Alliance, but also to weaken the Paris-Bonn axis in favour of the Rome-London axis, resulting in improving Italy’s prestige.
M. Bocci, Alla luce delle nuove acquisizioni archivistiche, il saggio analizza il progetto culturale da cui è nata l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tale disegno culturale era originariamente articolato in due percorsi formativi; il primo era finalizzato a ripensare le correnti filosofiche contemporanee alla luce dei punti di riferimento neotomisti, il secondo era volto a dare spazio, nella formazione universitaria impartita alla futura classe dirigente cattolica, alle scienze economico-sociali. All’identificazione epistemologica di queste componenti del sapere contribuì il dibattito alimentato dagli studiosi radunati da padre Gemelli, provenienti spesso da Toniolo o dal popolarismo. La Facoltà di Scienze sociali ha segnato le origini dell’Università Cattolica, lasciandole in eredità una sensibilità marcata per le discipline economico-sociali, che sono state il campo di formazione di alcuni dei più noti intellettuali e politici prodotti dall’Ateneo.
Thanks to new archival documents, the author analyses the cultural project that went on to establish the Catholic University. Originally, it was made of two graduate educational areas. The first was aimed at rethinking the contemporary philosophy, in light of neo-Thomism. The second aimed to provide resources for the teaching of economic and social sciences in higher education for the future Catholic leadership. The debate among some of the scholars gathered by Father Gemelli, often students of Toniolo or coming from the Italian Popular Party, made a contribution to the epistemological identification of knowledge. The Social Sciences Faculty has characterized the Catholic University since its origin and has left a marked interest in the teaching of economic-social subjects, which were studied by some of the most famous intellectuals and politicians who were educated at the Catholic University.
P.L. Porta, La formazione universitaria e il rapporto con i maestri
Il contributo si sofferma sul rapporto di Amintore Fanfani con i suoi maestri. Il problema viene esaminato a diversi livelli. In primo luogo sono studiati i rapporti di Fanfani con l’ambiente interno dell’Università Cattolica a cavallo degli anni Venti e Trenta del Novecento. Le influenze più dirette sono legate alle sue relazioni con Marcello Boldrini, Angelo Mauri e Jacopo Mazzei. Al di sopra di questi rapporti sta la figura di Giuseppe Toniolo, con il quale Fanfani poté avere nessi solo indiretti. Un secondo livello di indagine riguarda l’esame dei rapporti di Fanfani con il rettore della Cattolica, Agostino Gemelli, e con i docenti di filosofia dell’Ateneo milanese. Un terzo livello di indagine riguarda il rapporto di Fanfani con la tradizione del pensiero economico italiano.
This essay is about the relationship between Amintore Fanfani and his teachers. The issue is analysed at different levels. At the first level, the author examines his relations with the working environment within the Catholic University between the 1920s and 1930s. The most direct influences are due to his links with Marcello Boldrini, Angelo Mauri and Jacopo Mazzei. In addition to these relationships, there was also Giuseppe Toniolo, with whom Fanfani had no direct links. At the second level, the author examines Fanfani’s relations with the Catholic University Rector, Agostino Gemelli, and with the professors of philosophy of the university. The third level is about the link between Fanfani and the tradition of Italian economic thought.
F. Citterio, La «grande crisi» come crisi del sistema? Gli echi nella «Quadragesimo anno»
Nella relazione viene percorso il cammino che portò all’elaborazione dell’enciclica sociale di Pio XI. Un primo testo venne richiesto al gesuita Angelo Brucculeri nel 1925. Avvicinandosi il quarantesimo anniversario della Rerum novarum, il papa si rivolse a una persona di assoluta fiducia, il preposto generale dei gesuiti, il padre polacco Wlodimir Lodóchowskj, che affidò l’incarico di predisporre un nuovo testo al gesuita tedesco Oswald von Nell-Breuning. Un’ulteriore redazione venne predisposta dal gesuita francese Gustave Desbuquois. Nel saggio si esamina la struttura dell’enciclica e si ricorda la richiesta del pontefice di inserire due pagine di suo pugno sul fascismo italiano. L’autore infine accenna alle reazioni che seguirono alla pubblicazione della Quadragesimo anno.
In this essay, the author reconstructs the course of events which led to the drafting of Pius XI’s social encyclical. The Jesuit Angelo Brucculeri was asked to do the first text in 1925. As the 40th anniversary of Rerum novarum was approaching, the Pope asked the Polish clergyman Wlodimir Lodóchowskj, Superior General of the Jesuit order, who had the Pope’s complete confidence. Lodóchowskj then charged the German Jesuit Oswald von Nell-Breuning with writing a new text. A further drafting was written by the French Jesuit Gustave Desbuquois. In this essay, the author examines the structure of the encyclical and recalls the Pope’s wish of adding two pages on Italian Fascism, written with his own hand. Lastly, reactions that followed the publication of Quadragesimo anno are included.
B. Schefold, Amintore Fanfani e le tesi di Max Weber
Amintore Fanfani, conosciuto non solo come uomo politico, ma anche come storico dell’economia e del pensiero economico, rifiutò la tesi, da lui attribuita a Max Weber, secondo la quale il capitalismo nacque con il protestantesimo. Fanfani pensava che il capitalismo fosse sorto nel Nord Italia nel tardo medioevo, nonostante la contrapposizione tra i principi capitalistici e l’etica cattolica e in base ad essa cercò di formulare un ragionevole compromesso. Il saggio sostiene che ci fu un’incomprensione: come emerge chiaramente dai suoi successivi scritti, Weber evidenziava solo un legame tra l’origine del capitalismo moderno e il calvinismo, ma il calvinismo non fu la sola causa del capitalismo moderno, c’erano forme precedenti e molteplici di capitalismo, inclusa quella dei primi stati cittadini italiani, nonché un capitalismo politico in antichità; un tentativo viene fatto per esemplificare le principali differenze tra queste forme.
Amintore Fanfani, famous not only as a politician, but also as an economic historian and as a historian of economic thought, rejected the hypothesis that capitalism originated with Protestantism, which he attributed to Max Weber. Fanfani proposed that capitalism arose in Northern Italy in the late Middle Ages, despite the contrast between capitalist principles and catholic ethics for which he tried to formulate workable compromises. The paper argues that there was a misunderstanding: Weber only emphasized a connection between the origin of modern capitalism and Calvinism as becomes clear from his late writings. Calvinism was not the only cause of modern capitalism, there were various and earlier forms of capitalism, including that of the early Italian city states, but also a political capitalism of Antiquity; an attempt is made to characterise the main differences between these forms.
D. Parisi, L’esperienza della direzione della «Rivista internazionale di scienze sociali»
Il saggio analizza l’evoluzione nel tempo – tra la fine degli anni Venti e la metà degli anni Quaranta del secolo xx – della presenza di Amintore Fanfani all’interno del periodico scientifico che si occupava di scienze sociali in Università Cattolica. Evoluzione della sua presenza nella rivista significa anche modularsi dei suoi rapporti con il Rettore dell’Università e con Francesco Vito, direttore dell’Istituto di Scienze economiche. Fanfani contribuì alla Rivista con numerosi articoli e 209 recensioni; ne divenne direttore, a 25 anni, nel 1933, anno della fondazione in Università Cattolica della Facoltà di Scienze politiche, economiche e commerciali. Fu la fase della difficoltà più delicata dei rapporti tra il Rettore, padre Gemelli e il governo fascista; fu la fase in cui nella «Rivista internazionale di scienze sociali» si definì il concetto di interdisciplinarità in termini di chiara definizione degli ambiti e dei metodi di ogni disciplina i cui risultati poi convergono in un discorso condiviso; fu anche la fase in cui Fanfani tentò di fondare un autonomo Istituto di Storia economica. Negli anni della WWII Fanfani, internato in Svizzera per 21 mesi, maturò la decisione di istradarsi nell’attività politica e – ritornato in Italia nel 1945 – lasciò, contro il parere di Gemelli, Università e Rivista. Francesco Vito assunse la direzione della Rivista per mantenerla fino al 1968.
The essay analyses how Fanfani’s editing activity for the scientific review, which dealt with social sciences and was published at the Catholic University, evolved from the late 1920s to half of the 1940s. This development also includes the changes in his relations with the University rector and with Francesco Vito, director of the Institute of Economic sciences. Fanfani gave his contribution to the review with a considerable number of articles and 209 book reviews; he became director (of this review) when he was 25 years old, in 1933, the same year of the foundation of the Faculty of political sciences and economics at the Catholic university. It was a moment of difficult and delicate relations between the rector Father Gemelli and the fascist government. Those were the years when on the pages of the «International review of social sciences», the concept of interdisciplinarity was defined with a clear explanation of fields and methods for every discipline whose results shared a common language. Those were the years when Fanfani tried to found an Institute of Economic history, too. During WWII, interned in Switzerland for 21 months, he became convinced to start the political activity; when he came back to Italy in 1945, he left his job at the University and the review, although Gemelli’s contrary opinion. Francesco Vito became director of the review, a position he held until 1968.
A. Moioli, L’economia reale negli scritti di storia economica
Uno dei temi centrali affrontato da Amintore Fanfani nella cospicua e multiforme letteratura di storia economica di cui è stato autore, è stato quello dello sviluppo capitalistico moderno. Era per lui in gioco un tipo di sistema in grado di esprimere una straordinaria capacità razionalizzatrice della vita economica nel suo complesso tra età moderna e contemporanea. E aveva così avuto modo di mettere in relazione il capitalismo inteso come sistema e quindi come prodotto materiale di un atteggiamento spirituale con il pieno manifestarsi della rivoluzione industriale. Egli si era trovato così a dover confrontarsi anche con il nodo della possibile convivenza tra egoismo produttivo e solidarismo distributivo all’interno di una conformazione in senso capitalistico dell’economia reale.
One of the main topics studied by Amintore Fanfani in his consistent and various economic history literature, has been the development of modern capitalism. In his opinion, a kind of system capable of expressing an extraordinary ability to rationalize the overall economy was in play between modern and contemporary times. He was therefore able to write about an intense capitalistic system, which is the material product of a spiritual attitude, fully manifested in the industrial revolution. He then found himself needing to face the possible result that both productive egoism and distributive solidarity would coexist within the conformation of a capitalistic sense of the real economy.
P. Roggi, L’interpretazione delle «dottrine economiche»
Il saggio ricostruisce l’interpretazione della storia delle dottrine economiche proposta da Amintore Fanfani, facendo emergere quella stretta compenetrazione fra l’interpretazione del problema economico propria dell’autore e la macro-ripartizione storiografica (dottrine volontaristiche, naturalistiche e neo-volontaristiche) che costituisce il cuore della sua proposta storiografica. Il saggio permette così di far emergere tanto l’assunzione teorica quanto quella storica proprie dell’autore, offrendo altresì un confronto con le assunzioni alternative che lo stesso Fanfani guardò con sospetto.
In this essay, the author reconstructs the interpretation of the history of economic doctrines described by Fanfani, demonstrating the fusion of his own interpretation of the economic issue and the historiographical macro-divisions (voluntarism, naturalism, neo-voluntarism) which is the core of his historiography. The essay points out the theory of the author’s historical assessment and offers a comparison with alternative opinions, which were even mistrusted by Fanfani.
L. Ornaghi, La concezione corporativa di Amintore Fanfani e il corporativismo dell’età fascista
Nel corso degli anni Trenta e Quaranta del xx secolo, Amintore Fanfani elaborò un’approfondita e originale riflessione sul corporativismo. La concezione dell’economista toscano, anche quando in taluni suoi aspetti sembrò corrispondere ai principi e alle finalità del corporativismo fascista, in realtà consentì di mostrare l’irriducibilità del corporativismo cattolico a quello del regime mussoliniano. Questo saggio analizza l’evoluzione del pensiero di Fanfani, concentrandosi sugli elementi fondamentali del suo pensiero corporativo: il primato della società, la naturalità dei corpi intermedi, il ruolo dello Stato e il superamento del capitalismo. Attraverso lo studio delle dottrine economiche, politiche e sociali della prima metà del Novecento, Fanfani cercò di applicare la Dottrina sociale della Chiesa non solo ai fini di una revisione radicale dei paradigmi economici fondati sull’individualismo, ma anche in vista di una nuova forma di ordinamento statale e politico.
In the 1930s and 1940s, Amintore Fanfani worked out an exhaustive original study about corporatism. Even when, for some of its aspects, the idea of the Tuscan economist seemed to coincide with the principles and aims of fascist corporatism, it allowed him to show that Catholic corporatism was different from the version during Mussolini’s regime. In this essay, the change in Fanfani’s theory is analysed, with a focus on the crucial elements of his idea of corporatism: the primacy of society, the spontaneous formation of intermediate bodies, the role of state and the overtaking of capitalism. Through the study of economic, political and social doctrines of the first half of the twentieth century, Fanfani tried to use the social doctrine of the Church, not only for a complete review of economic paradigms based on individualism, but also with a view of making a new political and state organization.
P. Chenaux, Le influenze di Maritain e di Mounier sul pensiero di Amintore Fanfani
Membro fondatore della rivista «Cronache sociali», Amintore Fanfani fa parte di questa generazione cattolica italiana che si è formata negli anni Trenta e che ha subito l’influenza della cultura personalista francese di quegli anni (Maritain, Mounier). Nel suo caso, però, questa influenza dei due pensatori francesi deve essere misurata con grande cura. Per quanto riguarda il primo, essa sembra indiscutibile. Il pensiero del filosofo francese sulla «nuova cristianità» ha aiutato Fanfani a maturare la sua convinzione che era impossibile concepire l’azione politica (o economica) senza riferimento all’etica (cristiana), e che era necessario rifondare una «democrazia integrale» (ma non clericale) dopo il crollo del fascismo. L’influenza del secondo appare, invece, più «problematica». Gli scritti di Mounier, a differenza di quegli di Maritain, non sono mai citati da Fanfani e non ci sono tracce di un incontro tra i due come avvenne tra l’autore di Umanesimo integrale e l’uomo politico democristiano nella Roma dell’immediato dopoguerra. La prospettiva «integralista» di Fanfani deve molto di più al pensiero di Maritain che non a quello di Mounier.
A founding member of the journal «Cronache sociali», Amintore Fanfani belongs to the generation of Italian Catholics who were trained in the Thirties and affected by the French personalism of that time (Maritain and Mounier). The influence of these two French scholars must be carefully considered in Fanfani’s writings. Regarding the former, his influence seems unquestionable. The French philosopher’s thoughts about «New Christianity» helped Fanfani to become convinced that it was impossible to think about politics and economic action without considering ethics (especially Christian ethics) and that it was necessary to establish an «integral (but not clerical) democracy» after the fall of Fascism. The influence of the latter philosopher is instead more difficult to discover. Mounier’s works, unlike those of Maritain, are never quoted by Fanfani and there is no information about a meeting between them, unlike what occurred between the author of Integral Humanism and the dcpolitician in Rome in the years immediately following wwii. Fanfani’s «integral» viewpoint owes more to Maritain’s thought than to Mounier’s.
G. Michelagnoli, Il neovolontarismo economico statunitense nell’analisi storiografica di Fanfani
Tre sono gli spunti di riflessione che il saggio offre al lettore. Il primo riguarda l’Istituto di Scienze economiche dell’Università Cattolica. Tale struttura di ricerca, cui Fanfani afferiva, fu un vero laboratorio culturale, che permise al professore toscano di superare alcuni pesanti limiti della cultura italiana del periodo tra le due guerre. In secondo luogo va ricordato l’interesse di Fanfani per il neovolontarismo americano. Egli cercò di coniugare questo indirizzo di pensiero con il personalismo cristiano, tentando di costruire un quadro in cui la persona umana fosse al centro dell’ordine economico-sociale. Da ultimo l’autore ricorda che lo sforzo di collegare l’istituzionalismo americano e il personalismo cristiano aveva una precisa finalità: offrire solide basi etiche e filosofiche a un programma di riforma.
In his essay, the author offers three cues for reflection to the reader. The first is about the Economic Science Institute of the Catholic University. The research institute where Fanfani worked, was a true cultural testing ground and allowed the Tuscan professor to overcome some of the weighty limitations of interwar Italian culture. The second is Fanfani’s interest in American neo-voluntarism. He tried to match up this school of thought with Christian personalism, attempting to produce a theory in which the human being is at the centre of the economic and social order. Lastly, the author points out that the effort made to link American institutionalism with Christian personalism had a specific purpose: give a sound and ethical foundation to a reform programme.
A. Carera, Culture della partecipazione in Università Cattolica nel secondo dopoguerra: Amintore Fanfani, Francesco Vito e Mario Romani
Nel secondo dopoguerra in Università Cattolica il tema della partecipazione dei lavoratori ha suscitato l’interesse di studiosi autorevoli quali Francesco Vito, Amintore Fanfani e Mario Romani. Tutti e tre consideravano la partecipazione una forma di relazione in grado di favorire il benessere, non solo materiale, dei lavoratori e il miglioramento dei rapporti sociali. Le posizioni si differenziavano nel momento in cui valutavano le modalità per ampliare gli spazi di partecipazione. In particolare, Fanfani interpretava la partecipazione come espressione propria della rappresentanza politica. Vito, ma più ancora Romani, evidenziavano la partecipazione come forma di autonomia del sociale dal politico. In questo senso Vito e Romani declinavano in senso liberale l’impegno dei cattolici in campo economico e sociale.
In the post war years, at the Catholic University the topic about worker participation draw the attention of some scholars like Francesco Vito, Amintore Fanfani and Mario Romani. They all considered participation as a mean to promote not only material welfare of workers and improve social relationships. However, they had different viewpoints about the ways to widen this participation. In particular, Fanfani thought that participation was a true sign of political representation. Vito, and especially Romani, believed participation was a form of social autonomy from politics. Starting from that, Vito and Romani saw the role of Catholics in economy and in the society under a liberal perspective.
T. Fanfani, I fondamenti dell’azione politica di Amintore Fanfani: a proposito di alcuni scritti degli anni Quaranta
La riflessione si sofferma sulle ragioni della capacità progettuale del ‘politico’ Fanfani e sulla sua determinazione nel raggiungere gli obiettivi prefissati. L’autore individua in alcuni scritti e in riflessioni maturate soprattutto durante gli anni della guerra e della permanenza forzata in Svizzera la matrice del suo pensiero, la sorgente della sua azione politica. Si tratta di tre brevi saggi, elaborati in quegli anni e pubblicati nell’immediato dopoguerra, Le tre città. Postille a San Luca, Summula sociale, Colloqui sui poveri. La relazione si sofferma su passaggi contenuti nei tre studi, in particolare nel primo. Spunti sono ripresi anche da un dattiloscritto, composto da otto fittissime cartelle, contenuto nelle carte del suo archivio per la formulazione dell’articolo della Costituzione sul controllo sociale dell’attività economica.
The essay presents the reasons behind the Fanfani’s planning skills as a politician and shows his perseverance in achieving some set goals. Using some of his writings and observations, which were made especially during wwii and his Swiss internment, the roots of Fanfani’s thought and the source of his political activities are identified. The works are three short essays, written during that period and published in the immediate post-war years: Three Towns. Marginal Notes at San Luca, So¬cial summula, Dialogues about the Poor. In this essay, the author focuses on several passages taken from those three works, especially focusing on the first. Some information is even from a typescript, made of eight sheets closely written, found in his personal archive and used to draft the article of the Constitution regarding the social control of economic activity.
E. Bressan, Una riflessione fondamentale: i «Colloqui sui poveri»
Questo saggio prende in esame l’opera storiografica di Amintore Fanfani, collocandola all’interno della costruzione dello Stato sociale in Italia dagli anni Trenta del Novecento al secondo dopoguerra. La storiografia economica di quel periodo, nelle sue varie espressioni, mette subito in evidenza il problema della povertà e delle forme storiche dell’assistenza, in un inevitabile rapporto con la politica sociale del fascismo: il contributo di Fanfani, maturato all’interno dell’Università Cattolica, si rivela da questo punto di vista fondamentale. Ne viene qui esaminato il percorso di studi che parte da una serie di indagini specifiche per approdare alle ricostruzioni d’insieme contenute in Cattolicesimo e protestantesimo nella formazione storica del capitalismo del 1934 e nella Storia del lavoro del 1943, in cui emerge una peculiare visione della modernità di fronte al problema del pauperismo. Ma sono soprattutto i Colloqui sui poveri, dalla prima edizione del 1942 alla quinta del 1950, a tradurre il risultato di queste vaste ricerche in una sintesi di grande efficacia.
This essay examines the historiography of Amintore Fanfani, in the context of the construction of Italian welfare state from the Thirties to the post wwii period. In its various aspects, the economic historiography of that period points out the problems of poverty and of the historical forms of welfare, in an unavoidable relationship with the Fascist social policy: from this point of view, Fanfani’s contribution, which took shape during his work and studies at the Catholic University, shows its own relevance. In this essay, the author examines Fanfani’s studies, which begin with a series of specific surveys, moving towards a general overview written in Catholicism, Protestantism and Capitalism (1934) and History of Labour (1943). In these works, Fanfani brings out a particular conception of modernity against the issue of poverty. However, from its first edition in 1942 until its fifth in 1950, Dialogues about the Poor especially shows the result of his extensive research in a very powerful summary.
G. Fumi, Fanfani al Ministero del Lavoro (1947-1950): lotta alla disoccupazione e regolazione pubblica
Il saggio considera l’azione di Amintore Fanfani come ministro del Lavoro e della previdenza sociale dal 1947 al 1950, nell’ambito dei primi governi centristi. In particolare sono esaminati i precedenti storici della disciplina e dell’organizzazione del collocamento e, quindi, la genesi della controversa legge n. 264 del 1949 che introduceva nuovi istituti in materia di avviamento al lavoro e di assistenza dei lavoratori involontariamente disoccupati. Tale provvedimento, fortemente voluto da Fanfani, è spesso considerato secondo uno stereotipo negativo, ignorando che fu approvato grazie a un compromesso anche con le sinistre parlamentari. Più in generale si sottolinea il dinamismo impresso al Ministero del Lavoro e alla politica per l’occupazione dal giovane politico proveniente dalle aule universitarie.
The essay is about Amintore Fanfani’s activities as Minister of Labour and social welfare from 1947 to 1950, within the first centrist governments. In particular, the author examines the background of the organization of work placement and legislation regarding this issue, as well as the consultations and discussions that finally led to the controversial Italian Law no. 264 passed in 1949, which established some changes about starting employment and employment assistance for involuntary unemployed workers. This bill, which Fanfani was strongly in favour of, is often negatively stereotyped, ignoring that it was passed due to a compromise with the leftist parties. More in general, the author underlines that the young politician, who came from the lecture rooms as a professor, left a dynamic mark on the Ministry of Labour and politics about employment.
C. Besana, Alla ricerca di una via per le riforme in campo economico e sociale. Note sui governi Fanfani della terza legislatura
Il contributo si sofferma sulla terza legislatura repubblicana, ponendo l’attenzione sui tre governi guidati, in questo arco di tempo, da Amintore Fanfani. Il primo dicastero, sorretto dai voti della DC e del PSDI, aveva un programma molto ambizioso di riforme in campo scolastico, sociale ed economico; ma l’esperienza fu di breve durata a causa contrasti interni alle due forze che sostenevano l’esecutivo. Nel luglio del 1960 Fanfani tornò alla guida dell’esecutivo con un monocolore democristiano che poteva contare sull’appoggio di un insieme composito di forze, che andava dai monarchici ai socialisti di Nenni. Fu l’esperienza di governo di maggior durata della III legislatura, caratterizzata da un riformismo veramente efficace. Il IV governo Fanfani fu infine quello dell’apertura a sinistra. L’azione di riforma si accentuò, crebbe nel contempo anche il peso dello Stato e dei partiti nella vita economica e sociale del Paese.
The essay is about the third parliament of the Italian Republic, drawing attention to the three governments headed by Amintore Fanfani in that period. The first government, led by the DC and PSDI parties, had a very ambitious reform programme in the educational, social and economic fields, but this experience lasted a only short time because of the conflicts inside the two parties supporting the executive. In July of 1960, Fanfani headed a government again; it was entirely supported by the DC party, but it could also count on other political forces, from monarchists to Nenni socialists. It was the most long-lasting government of the third parliament, and it was characterised by truly effective reformism. Lastly, the fourth Fanfani government opened to the left. Reforms were carried out intensely; meanwhile, intervention by the State and the parties increased in the economy and in society.